Non a caso il primo investimento monetario che ho effettuato è stato quello dell’acquisto nel 1996 di un microscopio ottico a fluorescenza, ECLIPSE E600 della Nikon che in quegli anni si usava solo nei laboratori di ricerca (all’epoca nel Lazio ne esistevano solo cinque modelli). 

La tecnica dell’immunofluorescenza consiste nell’utilizzare degli anticorpi resi fluorescenti (es. isocianato di fluoresceina) diretti contro il bersaglio da individuare (sia contro antigeni che contro anticorpi ignoti) che emettono un’intensa colorazione verde-mela rilevabile al microscopio a fluorescenza. 

La ricerca di alcuni anticorpi, ad esempio, antinucleo (ANA) permettono di diagnosticare alcune malattie create dal nostro stesso organismo in cui il nostro sistema immunitario ci aggredisce (meccanismo immunologico di autoaggressione). 

Con la tecnica ELISA si possono avere anche altri vantaggi come automazione delle analisi, una maggior ripetibilità e facilità di lettura dei risultati. Si rilevano così malattie che coinvolgono i singoli organi o anche sistemiche che coinvolgono tutto il nostro organismo. 

Le malattie autoimmuni  organo-specifiche  più diffuse sono la Tiroidite di Hashimoto, Morbo Celiaco, Diabete Mellito di Tipo I, Rettocolite Ulcerosa, Sclerosi Multipla, ne sono alcuni esempi, mentre le più rappresentative sistemiche sono il lupus erimatoso sistemico (LES), artrite reumatoide (AR), Sclerodermia, Dermatomiosite, Sindrome da anticorpi antifosfolipidi. L’utilizzo combinato delle tecniche IF e ELISA permettono di diagnosticare in modo specifiche l’elentuale insorgenza della malattia autoimmune.